Facciamo il punto sull’efficacia di alcune piante utilissime come ausilio in caso di disturbi alla prostata ovvero sequoia e platano perfette alleate di segale, agnocasto, ribelle nero, equiseto e rosmarino. Il gemmoderivato di sequoia è tradizionalmente impiegato nei casi di ipertrofia prostatica, nei disturbi correlati dell’apparato urinario e nell’atrofia testicolare. Le gemme di platano orientalis svolgono l’importante azione di neutralizzare l’iper-gamma-globulinemia riducendo in particolare le a-globuline, le quali rappresentano un marker per l’adenoma prostatico. Le radici di segale possiedono un tropismo selettivo per il parenchima epatico, permettendo una normalizzazione dei valori di transaminasi tendenzialmente innalzati nei casi di presenza di infiammazione prostatica. L’agnocasto trova impiego nel trattamenteo delle infiammazioni dei testicoli e della prostata. I giovani getti stimolano la produzione di progesterone ad azione antagonista verso l’eccesso di estrogeni e dei loro effetti lesivi sul benessere della prostata. Il ribes nero è un grande antinfiammatorio sistemico che ha la capacità di combattere l’infiammazione sia eziologica che di derivazione chimica, meccanica, immunologica o infettiva. Il silicio contenuto nella pianta dell’equiseto ha la proprietà di aumentare l’elasticità dei tessuti, oltre ad agire come biocatalizzatore di alcuni processi vitali. I giovani getti di rosmarino infine sono indicati nell’adropausa dell’uomo; la sua azione si esplica nel miglioramento della congestione prostatica e nel ristabilirne il tono. Possono svolgere azione positiva sulla libido e sull’erezione.
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